Critique of Archaeological Reason
5. Excerpts and summaries

A.M. Bietti Sestieri

Luca Pintaudi – October 2014

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Extended summary of Bietti Sestieri 1986 Dati Teoria

Methodological presuppositions:

need to have universal laws; as a first step, it is necessary to have a close correlation with earlier interpretations
     La premessa di questa pubblicazione è quella di creare una base teorica flessibile che sviluppi sistematicamente il metodo per la ricerca archeologica, partendo dall'assunto che in una disciplina "sociale" come quella dell'archeologia la formulazione e l'accettazione di un corpo di leggi con valore universale non è la condizione necessaria per il progresso della ricerca. Per sottolineare il limite della costruzione di un metodo di ricerca per situazioni archeologiche specifiche, Bietti Sestieri ha utilizzato come esempio chiave per sviluppare un futuro dibattito l'organizzazione delle necropoli della fase laziale II A, con riferimento in particolare all'utilizzazione di dati da ricerche passate. La studiosa sottolinea infatti come si tratti di un problema da non sottovalutare perché, se la classificazione dei materiali resta una parte necessaria del lavoro di ricerca, l'uso che ne è stato fatto fino a pochi anni fa ha una serie di implicazioni teoriche e metodologiche molto precise: i materiali archeologici in senso stretto sono privilegiati su tutte le altre componenti della documentazione (dati ambientali, spaziali, antropologici, faunistici botanici etc. ); l'analisi diacronica è contrapposta e prevalente su quella sincronica; la ricostruzione è basata sulla generalizzazione, che non passa necessariamente attraverso la ricerca specifica su singoli contesti.
Data and depositional inferences:

four groups of tombs, and comparison with later types;
typological variations may reflect changes in social structure
     Analizzando quattro gruppi differenti di tombe (Osteria dell'Osa Nord e Sud, Castiglione e tempio di Antonio e Faustina) è possibile riassumere le differenze osservate cercando di separare quelle dovute alla scelta dei singoli gruppi dai possibili indicatori di diversità strutturali . Da un punto di vista diacronico è di notevole interesse, per quanto riguarda le possibilità di inferenza archeologica, il confronto fra questi gruppi di tombe laziali, tutti appartenenti a un momento iniziale della prima età del ferro, e gruppi di tombe con inizio della deposizione in un momento più avanzato, corrispondente al passaggio tra la fase IIB e la III fase, e riferibili ai primi decenni dell'VIII sec a.C. I gruppi più antichi si presentano come sistemi organici il cui punto focale è costituito dalle incinerazioni in posizione centrale; la loro durata, calcolabile in non più di alcuni decenni, corrisponde al periodo di deposizioni di queste incinerazioni centrali, che sono almeno in parte contemporanee. L'area di deposizione non è in nessun caso utilizzata con continuità nelle fasi successive.
     Nella necropoli di Osteria dell'Osa, che è l'unica della quale conosciamo alcune centinaia di tombe della prima età del ferro con continuità spaziale ininterrotta, sembra evidente che per tutta la durata della cosiddetta fase IIA e probabilmente per una parte della fase IIB, lo sviluppo è caratterizzato dalla formazione di gruppi, organizzati intorno ad alcune sepolture in posizione centrale, che occupano aree determinate della necropoli per brevi periodi. Fra la fine della fase IIB e gli inizi della III, in almeno una zona della necropoli ha inizio un sistema di deposizione diverso, nella quale la continuità di seppellimento senza spostamenti successivi dura ininterrottamente fino all'orientalizzante. È possibile che i due diversi sistemi siano il corrispettivo archeologico diretto di un processo di cambiamento nella struttura sociale. Nel momento più antico i gruppi, ipoteticamente definiti come famiglie estese, si sviluppano come unità per un breve periodo, fino alla fissione che dà origine a più gruppi simili; nel momento più recente la continuità di occupazione della stessa area e le caratteristiche interne del gruppo che si organizza intorno a una struttura confrontabile con il cosiddetto clan conico, e indicare il momento della formazione e dello sviluppo più antico dei gruppi gentilizi che caratterizzano la società latina descritta dalle fonti.
general inferences, possibly valid for other necropoleis:

correlations between typological groups and rituals or other meaningful categories
     Sulla base dell'analisi svolta finora,vengono proposte alcune ipotesi per l'inferenza archeologica nello studio di necropoli che potrebbero essere sperimentate per altri complessi della tarda età del bronzo e della prima età del ferro italiane, con un livello di complessità sociale presumibilmente analogo a quello dei casi esaminati:
     1-Necropoli formate da un numero anche molto alto di tombe con apparente continuità spaziale risulteranno, a un'analisi che prenda in considerazione tutte le variabili, suddivise in gruppi in parte contemporanei, in parte in successione.
     2-L'appartenenza alla stessa necropoli – e in misura maggiore, alla stessa area culturale – non esclude un certo grado di variabilità nella scelta delle convenzioni simboliche adottate da gruppi diversi, anche contemporanei.
     3-Poichè ogni singolo gruppo si comporta come un sistema organico di breve durata, governato da regole almeno in parte esclusive, le convenzioni adottate all'interno di ogni gruppo, cioè i significati attribuiti al rituale, al modo di deposizione e alla scelta e all'associazione dei tipi di corredi, resteranno operanti per il periodo corrispondente alla durata del gruppo. La sequenza interna ai gruppi non potrà quindi essere stabilita a priori sulla base di differenze di rituale o di tipo e composizione dei corredi, ma dovrà essere identificata sulla base delle regole di distribuzione spaziale delle tombe appartenenti allo stesso gruppo in relazione al sesso e all'età dei defunti.
application to earlier excavations:

serious limitations on typological seriation because of lack of recorded information
           Per quanto riguarda i dati da ricerche passate, le conclusioni che è possibile proporre sono molto meno soddisfacenti: a parte il caso del Foro Romano, da complessi scavati non sistematicamente, o dai quali manchino in modo sistematico informazioni relative a uno o più categorie fondamentali di evidenza archeologica (nella maggior parte dei casi, dati antropologici e spaziali), non è possibile ricavare informazioni attendibili, perché il grado di variabilità esistente fra gruppo e gruppo nella stessa necropoli rende praticamente impossibile identificare il significato di singoli elementi del trattamento funebre e del rituale. Mentre è legittimo utilizzare questi dati per la costruzioni di sequenze cronologiche di medio periodo, è opinabile che l'ordinamento delle tombe con tabelle di associazione e con tecniche di seriazione manuali o automatizzate possa identificare la sequenza reale della comparsa dei singoli tipi, in assenza di una serie di informazioni che possono essere significative anche dal punto di vista cronologico.
     Per quanto riguarda la ricostruzione di trasformazione socio - economica, l'analisi di vecchi dati dovrebbe essere concentrata su ricerche relative al livello tecnico e tecnologico dei vari tipi di produzioni in ambito regionale e sui collegamenti interregionali. Per la verifica di ipotesi complessive sulle strutture sociali della comunità protostoriche, l'unica strada sembra essere stata individuata dalla Bietti allora come oggi in quella di grandi progetti di scavo, con l'integrazione dei dati da necropoli e da abitati, ai risultati dei quali i vecchi dati possono essere confrontati per l'identificazione di analogie almeno parziali.